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«LA MAGIA DI ULF STARK»

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«LA MAGIA DI ULF STARK»

Data: 29 Marzo 2024

Dal catalogo I Miniborei 2024, il contributo di Nicola Galli Laforest, interamente dedicato a Ulf Stark.

Una volta Ulf Stark, ragionando sul mestiere di scrittore per l’infanzia, ha raccontato una storiella. È una nuova versione della Creazione, illuminante sul suo punto di vista rispetto al senso del narrare, e del vivere. Eccola qui: il Creatore ha appena finito il suo splendido lavoro, si è riposato; ha ricontrollato tutto, se ne è giustamente rallegrato. Poi ha guardato meglio, e ha notato le ombre. Quanto più guarda con i suoi occhi luminosi, più diventano scure. Allora decide di spazzarle dall’altra parte del mondo. Quella che non può vedere. «Questa è quella che chiamiamo notte», dice. «E il lato luminoso, giorno.»

È felice e contento. E così la maggior parte degli esseri umani. Perché con le ombre spariscono il dolore e le preoccupazioni. Ma anche i sogni e le storie. «Ora le cose vanno molto meglio!» pensa il Creatore. «Ora le persone sono felici e dormono di notte.» Ma ci sono due persone che non sono felici. La bambina e il bambino. La bambina raccontava sempre storie al suo fratellino. E ora nessuna storia riesce più a uscirle dalla bocca. Così lui diventa sonnambulo. Cammina nel sonno alla ricerca delle fiabe, dei sogni e delle ombre che il Creatore, come un vero scrittore di Prozac e valeriana, ha spazzato via.

Storie al Prozac e valeriana: non male come definizione. Poco prima Stark aveva raccontato di un papà furioso con lui perché aveva comprato al figlio il suo «Sai fischiare, Johanna?» e si era trovato per le mani un libro sulla morte. Probabilmente si aspettava, e anzi dava per scontato, che i libri per bambini debbano per forza rilassare, essere appunto sedativi, nascondere certi scogli sconvenienti della vita e mostrare solo prati fioriti.

«Sai fischiare, Johanna?» è un racconto strepitoso, e soprattutto luminoso come pochi al mondo, come è piena di luce tutta l’opera di questo magnifico autore. E lo è perché sa raccontare le grandi cose della vita, anche quelle che per strane logiche (infantili, queste sì) nell’immaginario di tanti adulti, non dovrebbero sfiorare l’infanzia. E insieme mostra infiniti prati fioriti, e anzi indica che, come nella storia del Creatore, sono proprio le bambine e i bambini che hanno più bisogno di avere tutto a disposizione, altrimenti si ammalano.

L’aneddoto apre domande che vanno a toccare lo statuto stesso della letteratura per l’infanzia, e Stark non solo non si è tirato indietro, ma ha risposto in maniera mirabile con la sua intera produzione: ogni singolo libro, sempre in modo diverso, ha al centro il bambino, la bambina, il loro mondo interiore, il loro specifico sguardo e sentire, e il loro entrare in contatto, naturale, curioso, senza sovrastrutture, con le cose della vita. Anche con quelle che il papà irritato non reputa appropriate. E anzi Ulf fa di peggio, perché la lente con cui narra è quella dell’ironia, su diversi livelli, dallo spasso di certe scene all’arguzia sottile e costante, alle capriole logiche, e grazie a questa sua forma di infinito affetto per il mondo si diverte a mettere alla berlina certi automatismi, a sovvertire ciò che è considerato consueto, e quindi apre a nuove forme di essere e pensare.

A proposito di sovvertimento, nella sua storiella sul Creatore, che ricorda un po’ il racconto «L’ombra» di Andersen, è addirittura Dio (di cui parla utilizzando il pronome neutro «hen», neologismo che all’epoca non era ancora stato ufficializzato dall’Accademia svedese) a essersi distratto e, come fanno tanti scrittori/educatori/genitori, a sottovalutare i bisogni prioritari degli esseri umani, ancor più se giovani. Con i libri di Ulf Stark si ride tanto, si gioca, si esplora, si vive tutto con intensità mirabile, e quel tutto non può che comprendere anche la morte, la vecchiaia, l’amarsi da bambini e da anziani, la curiosità per i corpi, le grandi domande filosofiche, la tristezza, la malinconia, la perdita; però sempre mescolandole – non annacquandole – con le meraviglie della vita, che hanno la meglio. Il suo ultimo capolavoro, «La grande fuga», inizia così: «Fuori dall’ospedale le foglie d’acero rilucevano tra il rosso e l’oro. Le guardavo dalla finestra e pensavo: strano che diventino più belle che mai appena prima di cadere. » Una dichiarazione di poetica, oltre che un modo di intendere l’esistenza, che pervade la sua intera opera.

A proposito di intera opera: guardandola dall’alto, oltre a questo tono costante prodotto da una scrittura tersa, secca, sempre piacevolissima, appare una specie di mappa composta da elementi che ritornano, a farci sentire a casa, una specie di mitologia personale che diventa collettiva con luoghi precisi (la casa di riposo, la panetteria, la casa del vicino irascibile col bel giardino), oggetti e dettagli (le girandole alla cannella, i carri funebri belli lucidi, le ciliegie da rubare), personaggi che sono certo quelli della sua vita di bambino, ma che si fanno, grazie alla sua capacità narrativa, universali, come le icone dei santi o le figure del mito.

Tutto si può e anzi si deve dire ai bambini; bisogna saperlo fare. Il poter vedere con gli occhi dell’infanzia è un dono che hanno in pochi, e ancora meno, infinitamente meno, sono le persone in grado di scrivere per quell’età. E Ulf Stark è uno dei giganti della letteratura, uno dei rari geni che andrebbero scolpiti per l’eternità su un ideale monte Rushmore, naturalmente di fianco all’amata Astrid Lindgren.
Ulf
Stark

Ulf Stark (1944-2017) è stato uno dei più importanti scrittori svedesi per l’infanzia e tra i più amati dai giovani lettori. Pubblicato con successo in tutto il mondo, ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui l’Astrid Lindgren Prize, il Deutsche Jugendliteraturpreis, l’Augustpris, il Nordic Children's Book Prize. Iperborea ha pubblicato Sai …

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